È sempre bello parlare di crescita e, quando si tratta di start-up, può essere un argomento molto interessante. Ma cosa succede quando si presenta la necessità di passare da start-up a upstart? Il passaggio può essere difficile, ma è proprio questo il problema che le start-up devono affrontare dopo aver superato la prima fase di finanziamento anticipato.
Inizialmente, i fondatori delle start-up sono spesso entusiasti e pieni di energia. Hanno idee fantastiche che sembrano essere innovative ed eccitanti, il che attira molta attenzione. Avviare un'azienda è relativamente facile. Le vere sfide che trasformano l'azienda in un'impresa di successo vengono dopo. Per prosperare, è necessario disporre della giusta strategia e struttura ed essere pronti a prendere decisioni difficili.
Proprio questa fase è forse la più delicata e anche la meno seguita. Cosa si potrebbe fare o cosa si fa allora per intervenire nelle successive fasi di crescita?
Molti venture capitalist sono felici di investire in numerose start-up nella speranza che alcune di esse possano avere successo e offrire rendimenti straordinari. Il principio della diversificazione, misto alla teoria dei giochi, la fa da padrone. Ma forse non basta e occorre uno sforzo in più, insieme a un maggiore coinvolgimento nelle aziende da parte degli investitori, a un sostegno e a una guida per le start-up attraverso i crescenti problemi del business, ma soprattutto a qualcuno che possa fornire tutta l'esperienza e le competenze necessarie a garantirne il successo.
È qui che entrano in gioco i fondi di private equity. Essi si rivolgono a queste aziende con criteri diversi da quelli applicati dai loro "cugini" venture capitalist.
Quando si pianifica un aumento di capitale è necessario avere ben chiaro il tipo di azienda con cui si ha a che fare. Ci sono infatti aziende in difficoltà con un'attività già consolidata che hanno bisogno di una leggera spinta, oppure altre con un'attività promettente e un ottimo vantaggio competitivo ma con ordini che non riescono a soddisfare.
Sebbene la grande differenza possa risiedere nell'età e nell'esperienza dell'azienda, è anche vero che queste caratteristiche in alcuni casi non possono essere un fattore discriminante. In particolare, ci sono aziende che, pur avendo una storia alle spalle, non sono in grado di essere produttive perché hanno problemi di liquidità e non sono in grado di sostenere potenziali ordini o piani di espansione.
Un fondo di private equity potrebbe quindi essere interessato a una giovane azienda? Certamente sì. Quella che viene definita la fase avanzata di una start-up è molto simile alla strategia di investimento del private equity. Vale sempre la pena di valutare anche queste situazioni, analizzarle a fondo e comprendere le dinamiche in gioco.
I settori oggi più promettenti presentano caratteristiche di stabilità determinate dal ciclo di vita dei loro prodotti, che in questi casi tende a essere più lungo e più facile da valutare.
Il settore del venture capital richiede certamente uno sforzo maggiore da parte del sistema dei capitali privati in quanto è evidente la difficoltà di accesso al credito, soprattutto per le giovani imprese. In assenza di misure strutturali, è auspicabile che questo gap venga gradualmente colmato nel tempo.